Serie D/I: Stadio vietato, l’intera dirigenza del Gela si dimette

Serie D
27.11.2018 00:18

Una veduta dello stadio di Gela

Il Gela Calcio non ha più né presidente né dirigenza. L'intero vertice amministrativo della società, 12 persone, si è dimesso "irrevocabilmente" perché da 275 giorni (più di 9 mesi) la squadra è costretta a giocare a porte chiuse, senza sponsor e senza pubblico, a causa dell'inagibilità della tribuna e della curva e di conseguenza senza incasso. Per seguire i propri beniamini, allenati da Karel Zeman (figlio del più famoso Zdenek Zeman), i tifosi si assiepano numerosi su balconi e terrazzi delle palazzine circostanti lo stadio. In una lettera inviata alle testate giornalistiche, il presidente, Angelo Mendola, e il suo team affermano che "non possiamo più tollerare questo stato di cose". Sotto accusa politici e amministratori comunali incapaci di risolvere i problemi legati al superamento dell'inagibilità delle tribune. La decisione di gettare la spugna e di arrendersi giunge dopo la partita interna contro il Bari, capolista della serie D. Il Gela, che era terzo in classifica, aveva chiesto di poter giocare a Licata o di ottenere una deroga provvisoria alle porte chiuse, nella certezza di poter fare un ottimo incasso ma né la Lega, né il Bari, né il commissario straordinario del Comune e tantomeno la questura hanno voluto accogliere la richiesta. E inoltre, due giorni prima, il manto in erba sintetica del "Vincenzo Presti" di Gela è stato sabotato col taglio in alcuni punti. Il danno è stato subito riparato e la partita, a spalti deserti e balconi pieni si è giocata concludendosi con la vittoria del Bari per 2-0. Stanchi di tirar fuori soldi, i fratelli Mendola hanno deciso di ritirarsi. Ora se non si trovano chi li possa sostituire, il Gela Calcio rischia la retrocessione e la cancellazione da ogni campionato. (ANSA)

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